domenica 9 marzo 2008

Novecento

E' da qualche tempo che non scrivo sul blog qualcosa che riguardi la mia vita privata, non perché non ne abbia una, ma dato che non vi sono avvenimenti rilevanti o cambiamenti epocali sarebbe uno scrivere all'incirca sempre le stesse cose, e la ripetitività non è una delle cose più interessanti che ci siano al mondo ;)

Siamo in campagna elettorale, e stranamente ne ho già le palle piene; sia per l'invasione dei soliti due politici in ogni programma e trasmissione, sia per le falsità evidenti che ripetono in continuazione senza uno stronzo che glielo dica nel muso. Ad esempio qualcuno che chieda a Fini come mai solo a dicembre spalava merda su Berlusconi e oggi se lo abbraccia ad ogni comizio; è vero che la gente può cambiare e che si può cambiare la propria opinione su di loro, ma può succedere in due anni (e ne so qualcosa di come possono cambiare le cose e le persone in due anni) non certo in due mesi!!! Ma è solo la prima cosa che mi viene in mente delle migliaia che ci sarebbero per l'una e l'altra parte; invidio un po' gli spagnoli, che oggi vanno a votare sapendo che chiunque eleggano rispetterà le promesse che gli ha fatto in campagna elettorale e soprattutto rispetterà i loro diritti e la loro dignità. Noi in Italia possiamo al massimo sperare che chiunque verrà eletto non ci metta nei ghetti o ci condanni all'esilio...

Voltando appena pagina, ma nemmeno troppo, torniamo al festival di Sanremo finito sabato scorso. Una delle cose che non capisco di Sanremo e che trovo odiose è che tutti mettono in rilievo solo le canzoni sceme e i vari scandaletti, e condannano al silenzio e all'oblio quelle che sono delle canzoni belle e profonde solo perché chi le propone è magari un ragazzo che sembra un adolescente sbarbato che ha divorato tonnellate di Bob Dylan (cioè, ho detto BOB DYLAN, non Gigidalessio!) e alle spalle ha un Adriano Aragozzini invece che un Cecchetto. Sto parlando di Valerio Sanzotta, che è nato a Roma l'8 marzo del 1979 e che al festival di Sanremo ha presentato l'unica canzone che mi ha davvero commosso e fatto incazzare. E siccome in radio non la sentirete mai, e so che tra chi legge questo blog ci sono tante persone che non hanno mai conosciuto il muro di Berlino e per cui "Winds of change" degli Skorpions è solo una bella ballata rock (non per colpa loro, il muro è caduto nel 1989),vi metto qui sia il link al video della sua esibizione tratto da Youtube, sia il testo della canzone con all'interno il link delle pagine che in rete descrivono gli avvenimenti di cui si parla. Ovviamente anche chi è più grande farebbe bene a leggere e ascoltare con attenzione, la nostra storia dovrebbe averci insegnato tante cose ma spesso siamo troppo rincoglioniti dala televisione per ricordarcele... ecco, ascoltatevi questa canzone, godetevi il magnifico suono dylaniano, e fate attenzione alle parole.

E mi svegliai un mattino in una vita sconosciuta,
una vita che sembrava già vissuta;
tra la luce che barbaglia e la casa che bisbiglia
un sogno scolorava tra le ciglia.
Mio nonno era un bracciante, mio padre clandestino,
operaio al Lingotto di Torino,
la chiamarono presto madre la sua ragazza amata
mi scoprì al mondo l’Italia liberata.

Cambieranno uomini e cambieranno re

Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.

E non fu solo un sogno e non ci credemmo poco
mettere il mondo a ferro e fuoco,
mentre un’altra stagione già suonava la campana
il primo rintocco fu a Piazza Fontana.
Era un giorno di maggio, un giorno di lavoro
il mattino che trovarono Aldo Moro,
e la mente fu la stessa e fu identica la mossa
assassina che uccise Guido Rossa.

Cambieranno uomini e cambieranno re
Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.

A Padova di sera c’era l’Italia tutta
Quella sera in Piazza della Frutta
e fu come abbandonare un padre o un amico
quando il cielo rivolle indietro Enrico.
Adesso ho giorni buoni e una vita dignitosa
ma non mi piego a una coscienza silenziosa
al futuro porto in dote la memoria
nel cuore rugge l’urlo della storia.

Cambieranno uomini e cambieranno re
Passeranno strade in discesa
Brucerà un deserto dove erano giardini
Cambieranno lingue e confini.




E poi chiedetevi, dopo tutto questo, come è possibile che ci siano così tante teste di cazzo intorno a noi, e come sia possibile che ancora qualcuno che li voti creda alle stronzate che dicono.
Non si è mai troppo giovani per non ricordare, non si è mai troppo vecchi per dimenticare.

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