venerdì 19 ottobre 2007

Siamo all’assurdo: arriva la tassa su Internet

Copio e incollo da Punto Informatico (http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2092327) questa notizia che a me sembra veramente assurda… l’ennesima delusione che mi da questo governo (che qualcuno, con molto coraggio e gusto del paradosso, continua a definire “di sinistra”):

Roma - Questa minaccia era proprio sfuggita agli occhi di Punto Informatico e, purtroppo, anche a quelli di molti altri. Ma non è sfuggita a Valentino Spataro, avvocato di Civile.it, che in un editoriale appena pubblicato avverte tutti del siluro sparato dal Governo contro la rete in pieno agosto e approvato formalmente dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre.

La novità è presto detta: qualsiasi attività web dovrà registrarsi al ROC, ossia al Registro degli operatori di Comunicazione, se il disegno di legge si tradurrà in una norma a tutti gli effetti. Registrazione che porta con sé burocrazia e procedure.

Il testo parte bene, spiega che “La disciplina prevista dalla presente legge in tema di editoria quotidiana, periodica e libraria ha per scopo la tutela e la promozione del principio del pluralismo dell’informazione affermato dall’articolo 21 della Costituzione e inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati”.

Bene, anche perché esplicita che si parla di editoria e non, ad esempio, di pubblicazioni spurie prive di intenti editoriali, come può esserlo un sito personale. Il problema, come osserva Spataro, è che poi il testo si contraddice quando va a definire cosa è un prodotto editoriale.

Una definizione che chi legge Punto Informatico da almeno qualche anno sa essere già oggi molto spinosa e che, con questo disegno governativo, assume nuovi inquietanti connotati:

“Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso” (art 2, comma 1).

Chi avesse ancora dei dubbi su cosa sia prodotto editoriale può leggere il comma seguente del medesimo articolo, che stabilisce cosa non è prodotto editoriale:

“Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico”.

Chi ritenesse che questa definizione non si applichi, per esempio, al proprio blog personale dove pubblica di quando in quando un post, dovrà ricredersi passando al comma successivo dell’articolo 2, il terzo comma, che recita:

La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.

Il Governo, nel redigere questo disegno di legge, non si è dimenticato, peraltro, dei prodotti editoriali integrativi o collaterali che sono quei prodotti, compresi quelli discografici o audiovisivi, che siano “diffusi unitamente al prodotto editoriale principale”.

Rimarrebbe una scappatoia, quella delle pubblicazioni, on e off line, che sono sì di informazione o divulgazione, o formazione o intrattenimento, ma non sono a scopo di lucro. Rimarrebbe se solo il Governo non ci avesse pensato. Ed invece dedica alla cosa l’intero articolo 5:

“Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative”.

Un paragrafo che dunque non lascia scampo ai “prodotti” non professionali, lasciando forse, ma è una questione accademica, un micro-spiraglio a chi non ottiene o non cerca pubblicità di sorta sulle proprie pubblicazioni.

Qualcuno potrebbe pensare che il solleone ad agosto abbia giocato brutti scherzi. In realtà all’articolo 7 viene raccontato il motivo del provvedimento. Con espresso riferimento a quanto pubblicato online, si spiega che l’iscrizione al ROC serve “anche ai fini delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa”.

Senza contare la montagna di introiti extra che il Registro otterrebbe con questa manovra, ne consegue che la giustificazione che viene addotta a questo abominio nuovo provvedimento sia la necessità di tutelare dalla diffamazione. Come se fino ad oggi chiunque avesse avuto mano libera nel diffamare chiunque altro. Il che non è, tanto che più volte siti non professionali e altre pubblicazioni online, anche del tutto personali come dei blog, e anche senza alcuna finalità di lucro, si sono ritrovati coinvolti in un processo per diffamazione.

“Potessero, - conclude Spataro - chiederebbero la carta d’identità a chiunque parla in pubblico. Su internet il controllo è più facile. E imporre procedure burocratiche per l’apertura di un blog sarà il modo migliore per far finire l’internet Italiana”.

giovedì 18 ottobre 2007

Lo stato delle cose

Stamani mattina, alzato molto presto perché in questi due giorni lavoro sia mattina che pomeriggio, ho cercato su Google eventuali aggiornamenti alla notizia riportata ieri del mancato incontro tra il vescovo di Grosseto e l’Arcigay. E per caso ho beccato il link del blog di un ragazzo romano che mi ha fatto letteralmente morire dal ridere; lui si chiama (almeno sul web) Insy Loan, e il suo blog è http://trps1.blogspot.com/ . E dal suo blog (che tutti hanno riportato per un problema piuttosto assurdo avuto al ristorante della Rinascente di Milano, e che vi invito a leggere perché anche una cosa brutta come quella raccontata da lui riesce a strappare un sorriso) mi permetto di trarre il racconto della puntata di ierisera dell’Isola dei famosi… se farà ridere anche voi quanto ha fatto ridere me, tenetevi stretti alla sedia :D

V’avverto: mica lo so se reggo a commentare altre…boh…puntate. Che noia! Preferisco passare le serate dei prossimi mercoledì per strada a contare quante Skoda passano tra le 9 e le 11, 45.
Io non lo so se è lo schermo 16:9 ma stasera la Ventura mi sa che s’è fermata al Panino Giusto a farsi mezzo chilo di casereccio con ventresca e stracchino. Vestita di rosso e totalmente priva di punto vita, sembra una stecca di Marlboro. Simo cara, il rosso, non è un colore che sfina, le modelle di Valentino che vestono i suoi abiti purpurei pesano come un pacchetto di tic tac e sembrano comunque in carne.
In studio come opinionista un plastico in scala 1:1 di un mammut con il pelo biondo mesciato prestato dal museo di scienze naturali di Londra, tenuto in sospensione dalle stesse funi d’acciaio usate per il Golden Gheit di San fransisco.
Sandro Maier dice una cosa in tutta la puntata, però, incisiva: “quello tra Caren e Francesco se non è amore, gli assomiglia molto”. Però! Originale! E questo fa il direttore di una rivista? A meno che non sia il catalogo della Vestro, non capisco come sia possibile.
La ventura nei primi 2 minuti di puntata, sbaglia più parole di quante ne possa toppare uno scimpanzè al quale si richieda di scrivere correttamente al compiuter “le rose sono rosa, le viole sono blu, il mio amore è grande come sei tu”.
Ormai sono convinto che gli autori dei brillanti interventi di DJ Francesco sono gli stessi del fermo immagine sulle nuvole con scritta fissa “fine programmi” che manda la rai tra le 3, 30 e le 6. Ne riconosco il brio.
Arriva la regina dell’isola: e poi sarei io il ricchione? Ti cala per le scale sta vecchia stanca con il carrello carico di verdura comprate al mercato alle 2 del pomeriggio quando ci sono gli scarti ma costano meno.
Vestito con la stessa giacca rossa di Fiorello quando faceva il Karaoche.
Se la prende con Coco che lo ha votato, manco l’avesse mandato a curare le piaghe da decubito dei lebbrosi di Calcutta.
Non risparmia nessuno neppure il mio adorato Sandrone perché vuole andare a fare le serate in discoteca né Miriana che vuole condurre un programma in Rai (ci sarebbe sempre la sopraccitata immagine fissa del “fine trasmissioni”, firmata da i magnifici autori di dj Francesco). Invece, si sa, Malgi è andato sull’isola per poi entrare nell’ordine dei Trappisti per fare cioccolata in provincia dell’Aquila. La sola cosa buona del suo vomito di parole è che per almeno 20 minuti la Ventura tace.
S’è bello che capito che questi hanno deciso di mettere in croce Caren. Ora una considerazione seria di 2 righe: che brutto vedere donne (Ventura e Mammut comprese) accanirsi contro sta povera disgraziata che, anche qualora si fosse fatta un’intruppata con Vittorio, non dovrebbe essere sputtanata davanti ai figli. Punto.
Ma Simo per spiegare a Caren come funziona lo Sciò Biz le dice: “Dura lex, e tu visto che sei ingeniere capirai, sed lex”. Come dire: la somma dei quadrati costruiti sui cateti, e tu sei archeologo mi capisci, è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa”.
Coco vuole uscire e Simo, terrorizzata dall’ipotesi di condurre dalla prossima settimana il bollettino ai naviganti su RadioRai, gli manda sotto la mamma che intavola con il figlio un discorso criptico come il giuramento dei massoni novizi al cospetto del Gran Maestro. Dopo 20 minuti in cui Coco parla del perché deve andar via, la stecca di Marlboro, che sta sul pezzo come una pulce sulla testa di un cane, domanda: “perché vuoi andare via?” Coco alla fine confessa: vuole tornare per non dover più sentire la Ventura dire che lui deve restare perché glielo ha detto in sogno Rael, il fondatore del movimento degli Eloim.
Piuttosto, continua, preferisce giocare per il Monte Porzio catone F.C. per i prossimi 2 anni al minimo dell’ingaggio.
Arriviamo al responso della votazione: mi dispiace davvero un sacco, esce la moglie di Alberto Sordi ne “Il tassinaro” nella persona di Manuelona Villa (oddio, a guardarla bene, sembra la versione sana di mente de “l’amica mia Egizia!”, vedi il post: l’amica mia E.).
E’ palese a questo punto l’intento di uccidere Sandrone facendolo passare per un incidente. Insomma, sto povero disgraziato che non vede una donna che gli dica “si” da quando il 23 aprile del 1987 a Parma chiese ad una che aspettava il pulman se “il 45 passava di lì”, si ritrova 2 strappone caraibiche super tettute mandate a ballare con lui dalla produzione che farebbero risalire persino il relitto del Titanic e una tanica di prosecco che trangugia a stomaco vuoto: tu guarda se a questo non gli prende un coccolone e tocca pure intestagli quell’isolaccia in Onduras.
Ci troviamo ora ad Eboli, paesino nel sud dell’Italia. Il piccolo Giovanni, sente freddo al mattino quando è costretto a fare a piedi i due chilometri di distanza tra casa sua e la scuola dove frequenta la terza elementare. Va dalla mamma che è incollata davanti al televisore, l’unico in casa, mentre guarda il suo programma preferito: L’isola dei famosi. “Mamma, ti prego me lo compri il cappotto nuovo? Al mattino fa freddo e io ho solo questa giacchetta leggera”. La mamma, senza staccare lo sguardo dallo schermo, risponde: “Non rompere il cazzo, i soldi mi servono per votare Manuela Villa e farla restare sull’ultima spiaggia. E adesso vai a letto”. E infatti grazie a ‘sti 500 euro spesi dalla mamma del piccolo Giovanni, la Villa vince l’ultima isola e Giovanni con il suo cappottino se lo vanno a pia’ ‘nder’ culo!
I nominati sono Viviana, la porno commissaria e Debora Caprioglio, la Colombina con i baffi da Pantalone. A questo punto mi alzo e mi vado a fare un caffè, ovviamente macchiato, ovviamente al ricchione!!

E sono 10...

Purtroppo ieri non ho fatto in tempo a "celebrare" nel giusto modo un fatto insignificante per il resto del mondo ma basilare per me... ovvero, il decimo mese trascorso da quando io e Diego ci siamo messi insieme; rimedio oggi, sperando che la mia dolce metà mi perdoni e non mi spezzi le dita per giocarci a Shangai.

Dieci è un numero molto particolare, dal mio piccolo punto di vista... è il primo numero a due cifre che si incontra contando, è stato il numero di maglia di Mario Boni quando giocava nel Montecatini Sporting Club ai tempi d'oro in cui ero giovincello, è il numero di anni che compone una decade... insomma, non dico che per me sia un traguardo più importante dell'anno, ma è comunque un bel traguardo. Mi dispiace non averlo festeggiato insieme a lui perché è capitato proprio in mezzo alla settimana, ma sabato vedremo di rimediare.

E quindi anche la canzone di oggi è inevitabilmente legata a questo...

Look into my eyes, you will see
what you mean to me
Search your heart, search your soul
And when you find me there,
you will search no more
Don't tell me it's not worth trying for
you can't tell me it's not worth dying for
You know it's true
Everything I do
I do it for you
Look into your heart, you will find
there's nothing there to hide
Take me as I am, take my life
I would give it all, I would sacrifice
Don't tell me it's not worth fighting for
I can't help it there's nothing I want more
You know it's true
Everything I do I do it for you
There's no love like your love
And no other could give more love
There's nowhere unless you're there
All the time all the way
You can't tell me it's not worth trying for
I can't help it there's nothing I want more
I would fight for you, I'd lie for you
Walk the wire for you, Ya I'd die for you
You know it's true
Everything I do, oh
I do it for you
I do it for you

mercoledì 17 ottobre 2007

Il vescovo all’Arcigay? Roma interviene e annulla tutto

E puntuale come al solito è arrivata la doccia fredda, come riportato dalle agenzie qualche minuto fa.

Ecco il comunicato dell’Arcigay di Grosseto:

Ci è giunta dal sacerdote della chiesa di San Giuseppe, parrocchia vicina al nostro comitato provinciale Leonardo Da Vinci, la notizia ufficiale secondo cui il vescovo della città Franco Agostinelli diserterà l’incontro con i nostri associati previsto per questa sera alle ore 21 presso la nostra sede in via Parini 7 a Grosseto.

La visita promossa dallo stesso parroco era inserita in un ottica di ascolto che il vescovo e la curia sono soliti organizzare per incontrare e interloquire con i rappresentanti di tutte le associazioni politico, finanziarie e culturali che han sede nel territorio della parrocchia presso i rispettivi domicili. Per ordini non meglio precisati “provenienti da Roma” tale incontro non avrà luogo.

“Da parte della curia ci è stata chiesta – spiega Davide Buzzetti presidente di Arcigay Leonardo Da Vinci – la disponibilità a salvare le apparenze e spostare l’incontro al di fuori del nostro circolo. Noi però non ci siamo resi disponibili perchè troviamo imbarazzante questo repentino ripensamento riservato esclusivamente alla nostra associazione. Anzi faremo di più. Aspetteremo Agostinelli fino all’ultimo sperando che il vescovo segua la sua coscienza e faccia ciò che ritiene più corretto. Per noi questa è una occasione sprecata”.

“L’annunciata visita alla nostra sede locale da parte del vescovo Franco Agostinelli era sicuramente un gesto di grande rispetto nei nostri confronti proveniente dal mondo cattolico – prosegue Aurelio Mancuso presidente nazionale di Arcigay – E’ stata la diocesi di Grosseto a proporci l’incontro e il fatto che la stessa diocesi abbia ricevuto ordini vaticani perchè questa visita non avvenga non fa che aumentare il distacco fra Roma e le sue chiese locali. La cosa però non ci stupisce più di tanto. Vogliamo ringraziare comunque Agostinelli per la proposta iniziale che ci ha fatto e siamo solidali con lui per essere costretto a seguire imposizioni non del tutto in linea col suo pensiero.

Rimaniamo comunque a disposizione – conclude Mancuso – all’apertura di un confronto con tutti quei sacerdoti e quei pastori, in linea col pensiero di Agostinelli, che parta dal riconoscimento della dignità delle persone e dei vissuti ed idee che esse esprimono”.

“L’annullamento della visita pastorale del Vescovo di Grosseto nella locale sede di Arcigay mette in chiara luce il vero problema di cui è ammalato il sistema ecclesiastico in Italia - commenta dispiaciuto il Presidente Regionale di Arcigay Bert d’Arragon -Esiste una chiesa di base, che segue la storica missione cristiana di vicinanza ai fedeli e al di la dei giudizi. Ma esiste anche una gerarchia cattolica che antepone alla missione pastorale le questioni ideologiche, politiche e di potere. Il conflitto tra potere religioso e amore cristiano è oggi attuale come duemila anni fa. Ringrazio il vescovo di Grosseto per il gesto e attribuisco tutte le responsabilità per il troncato dialogo a chi porta avanti solo sterili dogmi e chiusure”.

Aurelio Mancuso, Davide Buzzetti e tutte le socie e i soci grossetani di Arcigay attenderanno fiduciosi l’arrivo del vescovo come previsto alle ore 21.

Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay

Bert D’Arragon
Presidente Arcigay Toscana

Davide Buzzetti
presidente circolo Arcigay Leonardo Da Vinci di Grosseto

Il vescovo va in visita all’Arcigay

Ho trovato questa notizia stamattina in rete, e dato che è molto particolare nel suo genere la riporto anche qua:

GROSSETO. Non trascura il mondo gay il vescovo di Grosseto monsignor Franco Agostinelli che stasera si recherà nella sede grossetana nella sede dell’Arcigay “da Vinci” a Barbanella per una visita pastorale. «È stata la parrocchia - ha confermato il vescovo - a stilare, come fanno tutte, il programma della visita. Visiterò la sede come faccio sempre con associazioni politiche, economiche e di volontariato. I gay? Provo rispetto per loro, come per tutti gli altri, e non li giudico; non intendo giudicare chi ha un progetto antropologico diverso dal mio». Felice l’Arcigay di Grosseto: «Per la prima volta nel nostro Paese un rappresentante delle istituzioni cattoliche parteciperà ad un incontro con un’associazione che lotta per i diritti di gay, lesbiche e trans. Un messaggio per quei cattolici che vivono con sofferenza le posizioni intransigenti di alcuni elementi della Chiesa».

Il gesto ha certamente un forte valore simbolico. Il vescovo di Grosseto, monsignor Franco Agostinelli, stasera alle 21 compirà una visita pastorale nella sede dell’Arcigay Leonardo da Vinci, a Barbanella, in provincia di Grosseto. «E’ stato la parrocchia a stilare il programma della visita - ha spiegato il prelato - visiterò questa sede come faccio sempre con associazioni politiche, economiche e di volontariato. Provo rispetto per queste persone, come per tutte le persone, anche se posso non condividere alcune cose». Trionfante il commento dell’Arcigay di Grosseto.

«Per la prima volta - dice in una nota - nel nostro paese un rappresentante delle istituzioni cattoliche va ad un incontro con un’associazione che lotta per i diritti di gay, lesbiche e trans. L’incontro è stato richiesto a luglio dalla Curia di Grosseto nell’ambito delle visite pastorali che mons.Agostinelli effettua in quel periodo. L’incontro avrà carattere informale e avrà l’intento di una reciproca migliore conoscenza: sarà un messaggio chiaro per tutti quei gay e lesbiche cattolici che vivono con sofferenza le posizioni intransigenti di alcuni elementi della Chiesa».

«Siamo felici che all’Arcigay di Grosseto - commenta il presidente provinciale Davide Buzzetti - tocchi il compito di rispondere positivamente a questo ponte gettato da rappresentanti della Chiesa. Forse paga l’atteggiamento di critica ma sempre di apertura che abbiamo manifestato nel corso degli anni. E’ un’occasione di dialogo e di distensione che non va sprecata».

All’incontro parteciperà anche il presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, che commenta con soddisfazione la notizia: «E’ un gesto importante, di una «eccezionalità unica», dice. «Finora è anche accaduto che ci fossero incontri tra delegazioni di Arcigay e un vescovo, come è capitato a me ad Aosta, ma eravamo noi ad andare nella sede vescovile». Ora invece a muoversi è il prelato, che andrà nella sede dell’associazione.

«I vescovi non fanno mai nulla a caso, per questo il gesto si può inserire in questo atteggiamento un po’ diverso che registriamo da quando mons. Bagnasco è alla guida della Cei: non c’è più stato un attacco diretto a persone o a istituzioni, da dopo il gay pride. Da maggio ad oggi - aggiunge Mancuso - né Ratzinger né Bagnasco hanno più avuto parole di scontro». Sul perchè, Mancuso ha due teorie: «Quel milione di persone in piazza a San Giovanni ha sicuramente influito, la Chiesa è abituata a valutare i numeri. Inoltre, Bagnasco, al di là delle prime infelici frasi, ha adottato uno stile diverso rispetto a Ruini, ha una visione più pastorale e meno di interventismo. Stasera sarò a Grosseto; ascolterò, ma già l’atto di per sé è molto importante».

Ma non sarà la prima volta che i vertici della curia cittadina vedranno i rappresentanti del circolo “Leonardo Da Vinci”. Nel 2002, dopo che il vescovo precedente si era rifiutato di riceve i soci dell’Arcigay, l’appena insediato monsignor Agostinelli decise di accogliere informalmente i rappresentanti dell’Arcigay.

Nel 2003, invece, l’incontro fu deciso dopo una polemica seguita a margine delle manifestazioni per la giornata dell’olocausto, che si celebra in tutto il mondo ogni 27 gennaio.

Inoltre, nel maggio di quest’anno, in occasione della veglia contro l’omofobia, il Vescovo partecipò con una lettera di solidarietà.

(tratto da GayNews e Gay.it)

martedì 16 ottobre 2007

Pazza all'Ikea...

In origine il titolo di questo intervento doveva essere qualcosa tipo "una domenica con gli imbecilli"... perché domenica pomeriggio nel viaggio da Faenza a Monsummano ho davvero trovato qualunque tipo di idiota potesse esserci in circolazione. E sto naturalmente parlando ancora della statale 302 Faentina, quella che collega Firenze a Faenza, ovviamente molto trafficata perché è l'unica via (insieme alla strada che attraversa il Casentino) che collega direttamente la Toscana e la Romagna. Tralascio i motociclisti idioti che sorpassano sempre e solo in curva... in ogni strada c'è, sempre, un tratto in rettilineo ogni due/tre curve; tratto che per una macchina spesso è troppo breve da sfruttare, ma per una moto (più piccola e più veloce) è abbondantemente sufficiente. Ecco, il motociclista idiota in quel tratto rettilineo ti rimane dietro, rombando, e quando ti sorpassa? Alla serie di curve successive, ovviamente, roba che se nell'altra direzione arriva una macchina ci fa un frontale così potente che vola direttamente dal passo della Colla al duomo di Firenze. Sorvoliamo anche sui camperisti della domenica, che girano con camper grossi quasi quanto tutta la carreggiata, camper che ovviamente non sono molto a loro agio su strade di montagna tutte curve e salite, camperisti che comunque decidono di passare da quella statale, bloccando tutti su una velocità a fisarmonica variabile tra i 20 e i 40 orari solo per risparmiare gli 8 euro dell'autostrada (perché di gasolio o benzia consumano tre volte di più, ovviamente). Due parole spendiamole anche per i disgraziati del navigatore satellitare... per carità, è tanto utile come strumento se ti trovi sperso in una città sconosciuta e vuoi trovare un posto dove andare a mangiare o dormire, ma raggiunge livelli di idiozia assurdi quando porta gente che di per sé non sa andare in giro (ovvero quelli a cui, se parli di cartine, vengono in mente quelle per farsi le canne e non certo quelle geografiche) a percorrere strade di campagna o statali montane. Li vedi, con il loro schermo luminescente, che vanno a 40 all'ora con macchine di cilindrate assurde, pensando "ma dove diavolo sono finito", temendo che da dietro una curva spunti un cerbero bicefalo o una mandria di rapinatori stile diligenza del vecchio West; e ad ogni curva praticamente si fermano, perché per loro tutte le curve sono a gomito.
Mentre evitiamo di parlare di quelli che proprio la patente non dovrebbero averla, geneticamente inadatti a portare una macchina, che fanno una fila di un chilometro perché si fermano a guardare una macchina che è andata a sbattere contro un palo o perché seguendo la regola inventata del "se vo piano non mi succede nulla" percorrono chilometri e chilometi di strada dritta (con il limite di 70) a 30 all'ora.
E non puoi nemmeno pensare che siano ubriachi, perché di domenica pomeriggio è abbastanza difficile che si sia gà all'ubriachezza molesta... o perlomeno, è difficile che lo siano una ventina di persone, e tutte sulla stessa strada.
Altra rottura di palle, le teste di cazzo della Rai (o Raiway, o come si chiama). So che questo blog nessuno di loro lo leggerà mai, ma è veramente assurdo che in tutto il percorso di un strada statale sia impossibile sentire Radio2 in maniera decente (le antenne di Marradi e Tredozio ormai si sentono male anche a un chilometro di distanza), o che una postazione importante come quella del Mugello sia muta tutto il fine settimana. Passi per il volume di trasmissione inferiore alle altre emittenti, ma perlomeno che le antenne funzionino bene credo sia una richiesta ovvia, che nemmeno dovrebbe essere fatta! O almeno, se non sono in grado di assicurare un sevizio buono in FM (come in effetti è), che dicano chiaramente agli incompetenti che si stanno succedendo al ministero delle Comunicazioni negli ultimi anni che le Onde medie vanno per forza riaccese per tutti e due i canali della radio di stato, perché sono l'unico mezzo di trasmissione che può assicurare davvero un servizio pubblico in tutta la nazione. In tutta Europa le emittenti statali sfruttano e in abbondanza le onde medie solo l'Italia è l'unico paese imbecille che le ha soppresse tutte dicendo che sono un tecnologia obsoleta... obsoleto è il loro cervello, che non capendo niente di telecomunicazioni sforna cazzate su cazzate, tanto poi chi ci rimette sono gli utenti finali, il popolino pecora che subisce passivamente tutte le loro decisioni.

Bene, dopo questo sfogo che vi avrà annoiato in abbondanza causando orchiti e sonno prematuro, vi lascio con un simpatico pezzo trovato su Gay Social Blog, e che si chiama "Ikea pride", dedicato ad una delle icone gaye affermatesi negli ultimi anni:


Il gay è una presenza costante all’Ikea che sia domenica o meno. Esistono coppie di tre tipi: Le sfrante, le maschie, i gay.
- Le sfrante si riconoscono per lo sculettamento pronunciato, per il piede da ballerina, per le carezzine lascive, gli sguardi ammiccanti. Camminano portando il carrello come Nicole Kidman ne "La donna perfetta" e in genere acquistano tendine sbrilluccicose e cuscini a forma di cuore.
- Le maschie sono apparentemente ragazzi etero finchè non si sentono parlare e scambiarsi complimenti del tipo "Cretina", "Pazza", "Scema" o "Stupida". La scelta degli acquisti è infinita e spesso termina con l’abbandono da parte di uno dei due.
- I gay si riconoscono dalla tipologia di acquisto: prendono solo elementi decorativi per dare quel tocco di design al loro nido d’amore. Per loro comprare un tavolino LACK equivale ad indossare gli zoccoli del Dr. Scholls per andare al mare: Inconcepibile.
Hanno un amore smisurato anche per il reparto bicchieri, candele e la bottega svedese.

martedì 9 ottobre 2007

Vajont, 9 ottobre 1963 - 9 ottobre 2007

Mai dimenticare.... MAI

Alle ore 22,39 del 9 ottobre 1963 si compie l'ultimo atto di una tragedia umana. Una frana gigantesca provoca un'onda che cancella, in pochi secondi, un territorio e quasi 2.000 vite umane. La morfologia delle valli del Vajont e del Piave viene sconvolta: i danni materiali incalcolabili. Di Longarone restano solo poche case; Erto viene graziato ma spariscono gran parte delle sue frazioni. Ma oltre alle vittime e alla distruzione territoriale la popolazione superstite subisce le conseguenze di indelebili danni morali, che sono quelli che hanno fatto soffrire e continuano a far soffrire persone singole e comunità.
Le dimensioni del corpo franoso erano enormi: due chilometri quadrati di superficie e circa 260 milioni di metri cubi di volume roccioso. Questa massa, da molto tempo instabile, precipitò nel sottostante bacino idroelettrico del Vajont ad una velocità stimata attorno ai 20-25 m/sec. Il fronte compatto già era lambito dalle acque del lago ed aveva una lunghezza di 2000 metri, con un'altezza media di oltre 150 metri.
Il tremendo impatto con la sponda opposta portò la frana a risalire anche per più di centosessanta metri, sbarrando la valle e modificandola in maniera definitiva. Probabilmente le scaglie e i detriti generati della massa in movimento furono trascinate in avanti riempiendo la gola del Vajont, costituendo quindi uno strato plastico che ha agevolato l'appoggio e lo scorrimento della frana stessa. Questo improvviso accrescimento del corpo franoso entro il bacino della diga permise la formazione dell'onda e determinò le caratteristiche dinamiche della stessa.
L'effetto generato dalla caduta del grosso corpo franoso produsse, sul lago artificiale, risultati impressionanti. Esso attraversò la gola a velocità molto alta, scivolò sul pendio opposto risalendolo in parte. In una decina di secondi generò uno spostamento, in proiezione orizzontale, di circa 350-380 metri e lungo la superficie di scivolamento di 450-500 metri. La pressione di questa massa, per effetto della spinta idraulica, sollevò un'onda di circa 50 milioni di metri cubi. L'acqua, carica anche di materiale solido in sospensione, raggiunse quota 930 prima di riversarsi sul lago restante ed oltre la diga, verso la valle del Piave.
Circa la metà del volume d'acqua si riversò dunque nel Longaronese, percorrendo in pochi minuti quasi due chilometri. Il suo fronte, in corrispondenza della diga, era di circa 150 metri, mentre allo sbocco sul Piave era di 70 metri. Dalla diga allo sbocco della valle del Vajont il fronte dell'onda di piena impiegò 4 minuti per percorrere 1600 metri.
Nella piana del Piave l'acqua, non trovando ostacoli naturali, si appiattì e dopo aver investito Longarone e i centri limitrofi, rifluì verso sud, lungo il corso del fiume, generando un'enorme onda di piena. Dallo sbocco della valle del Vajont al ponte di Soverzene sul Piave questa percorse 7500 metri in 21 minuti, con una velocità media di propagazione di circa 6 m/sec.
A Belluno, venti chilometri più a sud, la portata era ancora valutabile attorno ai 5000 metri cubi/sec e l'altezza dell'acqua era di circa 12 metri.
La sua velocità di propagazione, nel tratto Belluno-Nervesa (quest'ultimo centro situato a circa 60 chilometri da Longarone) era dimezzato rispetto al tratto Soverzene-Belluno, con valori corrispondenti ad una normale onda di piena (2-2.5 m/sec).
Solo in corrispondenza della foce del Piave, sul mare Adriatico, le acque tornarono quiete.
L'enorme massa d'acqua, valutabile attorno ai 300 milioni di mc, che si sollevò a seguito dell'impatto della frana del monte Toc provocò, purtroppo, molte più vittime che feriti. Il loro numero superò, anche se di poco, le 1900 unità (1909 secondo fonti attendibili).
L' 80% delle vittime si registrò lungo la valle del Piave, tra il centro di Longarone, capoluogo di Comune, praticamente distrutto, e le frazioni vicine di Rivalta, Pirago, Faè e Villanova (1450 morti). Un po' più a monte, nel Comune di Castellavazzo, si registrarono 109 vittime; Codissago fu il paese più colpito.
Nella Valle del Vajont i due centri di Erto e Casso furono risparmiati dalla furia delle acque, ma non così le frazioni vicine (158 morti a Frasègn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino).
Il cantiere della diga, ancora operativo, e che sorgeva proprio a ridosso della costruzione, fu anch'esso travolto e con esso le 54 persone addette ai lavori.
A queste vittime vanno aggiunte circa 150 persone originarie di altri comuni.
Molti volontari, già dalle prime ore della tragedia, furono impegnati in una importante opera di assistenza nei riguardi dei familiari sopravvissuti. Furono attimi certamente indispensabili per il conforto profuso e perchè, proprio da questi contatti, prese corpo il quadro umano riassuntivo della tragedia ed il suo triste elenco delle vittime.
(da www.vajont.net)


lunedì 8 ottobre 2007

Ferro e cartone

"Non so se tutti hanno capito Ottobre la tua grande bellezza:
nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza, prepari mosto e ebbrezza...
Lungo i miei monti, come uccelli tristi fuggono nubi pazze,
lungo i miei monti colorati in rame fumano nubi basse, fumano nubi basse... "
Anche se quest'anno l'autunno si è fatto un bel po' attendere, la descrizione di ottobre data da Guccini nella sua "canzone dei dodici mesi" rimane sempre una delle più vere... come la nebbia che ho trovato sabato sera andando dal mio amore, ai piedi del Mugello, e quella che ho trovato al ritorno sull'autostrada, la prima nebbia della stagione; lo so, magari sembra una sorta di retorica classica l'abbinare l'autunno alla nebbia, al freddo e alle giornate più corte, ma io sono fatto così, durezza su certe cose ma sempre in fondo un "pezzo di pane" legato ad una visione un po' romantica (visione che è la migliore garanzia che esista di prendere le più sonore inculate). Ferro e cartone, appunto, che è anche il titolo della canzone di Francesco Renga che in questi giorni si sente suonare nelle radio (e di cui alla fine vi metterò il testo), anche se poi il senso della canzone è diverso da quello che gli ho dato io, ma vabbè, questo è anche il bello della musica, alla fine ognuno gli da il significato che sente più suo.
Con questo intervento sono quindi tornato anche a parlare degli affari miei, che è poi una delle cose a cui servono i blog, peccato che proprio stasera sia al limite delle forze dato che giovedì e venerdì ho lavorato per 8 ore, la notte tra sabato e domenica abbia chiuso gli occhi solo 5 ore (son tornato alle 5, e poi la mattina c'era il gran premio..), ierisera mi sono addormentato alle 2 e stamani alle 6 ero di nuovo in piedi... insomma, ho un po' di deficit di sonno ultimamente :D insomma dicevo, almeno ho la scusa della stanchezza sia per gli errori ortografici che ho seminato a chili e per la brevità, per quanto poi non ci siano tantissime cose da raccontare.
Quindi finisco di ingolfare 'sto spazio e vi butto lì il testo che vi avevo detto all'inizio, di Francesco Renga, dal titolo "Ferro e cartone":

Ricordi
lontani e lo sai
non pensarti stanca
non pensarti mai
è tardi
e forse non vuoi
anche se ti cerco
non mi sentirai

coprirò le distanze per venire da te
misurando le forze, quando vento non c'è
in un giorno di sole volerò via da qui
sono ferro e cartone queste mie nuove ali.

I giorni,
non passano mai
uno dopo l'altro
dimenticherai
ritorni
a volte lo fai
anche se ti sento
non risponderai

coprirò le distanze per venire da te
misurando le forze quando vento non c'è
in un giorno di sole volerò via da qui
sono ferro e cartone le mie ali e così

farò in modo che il viaggio sia il piu' breve che so
e trovato il coraggio da te tornerò
dovrò fare attenzione per non cadere giù
tra rimorso e dolore e non perderti più

CORO:
(sono ferro e cartone le mie ali e così)

respiro
diventerò

CORO:
(sono ferro e cartone le mie ali e così)

in volo
mi librerò
leggero in bilico

CORO:
(sono ferro e cartone le mie ali e così)

respiro
diventerò

CORO:
(sono ferro e cartone le mie ali e così)

venerdì 5 ottobre 2007

Anno zero

Di solito uso il mio blog solo per scrivere cose che mi riguardano, ma stasera mi sento in dovere di usarlo per scrivere qualcosa riguardo alla polemica nata in seguito alla trasmissione "Anno zero" di ierisera su Rai2, con Mastella che minaccia di chiedere la sfiducia del consiglio di amministrazione della Rai e Prodi che definisce AnnoZero come un programma poco serio.
A differenza di Prodi e, forse, anche di Mastella, io ho visto la puntata di ierisera dedicata al caso del giudice di Catanzaro De Magistris, che quando in una sua inchiesta è andato a toccare alcuni "personaggi importanti" ed ha ricevuto pressioni da ambienti istituzionali si è trovato una bella richiesta di trasferimento. Che i toni siano stati forti, questo è vero... ma era impossibile trattare una vicenda così importante e delicata in maniera diversa, a meno di non sentire l'opinione della Badescu come fanno a Porta a Porta smontando un paio di biciclette.
Per il poco che potrà servire, se davvero verranno presi provvedimenti a carico di AnnoZero, di Santoro o di De Magistris questo blog si unirà al grande coro di tutti gli altri che protesteranno contro questo scandalo; perché di scandalo si tratta, e non potrebbe essere altrimenti. Quando Berlusconi a Sofia definì Santoro come giornalista fazioso (e i vertici della Rai di allora, da bravi leccaculo, lo tolsero dal video), tutta la sinistra urlò in sua difesa, al punto da farlo anche candidare alle elezioni europee. Oggi che Santoro fa il suo mestiere di giornalista, facendo domande e raccontando vicende che mettono allo scoperto la buffonaggine, la mafiosità e la cialtroneria degli esponenti dell'attuale sistema politico, la sinistra (o meglio, Mastella, il più grande esempio di voltagabbana incoerente che la politica italiana conosca, che con le sua cazzate sta portando allo sfascio il governo e la stessa maggioranza) lo accusa di lavorare per il ritorno di Berlusconi!
Mastella, poi, che dichiara pubblicamente "A Travaglio dico: non ho mai avuto a che fare con grembiulini. Anzi no, faccio outing, e' vero sono iscritto a una loggia massonica, con il numero 52947 (un numero dietro cui si nasconde, come spiega lui stesso, la data di nascita del ministro: il 5 febbraio del 1947, ndr)". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, nella affollatissima conferenza stampa convocata nella sede dell'Udeur all'indomani dell'ultima puntata di 'Annozero'. "In questa loggia massonica - ha spiegato il ministro - mi hanno insegnato il rispetto per le persone, soprattutto per quelle che la pensano in modo diverso, a coltivare i valori della democrazia, a riconoscere l'importanza fondamentale della magistratura". A prescindere dal fatto che il rispetto per le persone, soprattutto per quelle che la pensano in modo diverso, Mastella non sa cosa sia (basta pensare alla polemica sui PACS prima e sui DICO poi)... quel rispetto, insieme al valore della democrazia e all'importanza della magistratura, non lo insegnano certo le logge massoniche ma ben altri istituti, prima su tutti la famiglia, seguita dalla scuola e da una miriade di altre associazioni benemerite che esistono in ogni parte d'Italia e del mondo.
E soprattutto, e questo è bene ricordarlo a tutti quelli che si definiscono cattolici e fanno tanto i paladini della fede,
non si può essere cattolici e insieme massoni, e che il codice di diritto canonico del 1917 comminava la scomunica ipso facto a coloro che semplicemente «danno il nome alla setta massonica», e con la revisione de 1983 è stato ribadito che i cattolici che appartengono a una loggia sono in stato di peccato grave e non possono fare la comunione.
E nel 1984 veniva ulteriormente ribadita tale assoluta incompatibilità:

Il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava una dichiarazione sulle associazioni massoniche (cfr AAS LXXVI [1984] 300).

A poco più di un anno di distanza dalla sua pubblicazione può essere utile illustrare brevemente il significato di questo documento.

Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. Essa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica «Humanum Genus» di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica. Per Leone XIII esse si riconducevano essenzialmente a un naturalismo razionalista, ispiratore dei suoi piani e delle sue attività contro la Chiesa. Nella sua Lettera al Popolo Italiano «Custodi» (8 dicembre 1892) egli scriveva: «Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all’una significa separarsi dall’altra».

Non si poteva pertanto tralasciare di prendere in considerazione le posizioni della Massoneria dal punto di vista dottrinale, quando negli anni 1970‑1980 la S. Congregazione era in corrispondenza con alcune Conferenze Episcopali particolarmente interessate a questo problema, a motivo del dialogo intrapreso da parte di personalità cattoliche con rappresentanti di alcune logge che si dichiaravano non ostili o perfino favorevoli alla Chiesa.

Ora lo studio più approfondito ha condotto la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede a confermarsi nella convinzione dell’inconciliabilità di fondo fra i principi della massoneria e quelli della fede cristiana.

Prescindendo pertanto dalla considerazione dell’atteggiamento pratico delle diverse logge, di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26.11.83, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d’altra parte essenziale del problema: sul piano cioè dell’inconciliabilità dei principi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.

A partire da questo punto di vista dottrinale, in continuità del resto con la posizione tradizionale della Chiesa, come testimoniano i documenti sopra citati di Leone XIII, derivano poi le necessarie conseguenze pratiche, che valgono per tutti quei fedeli che fossero eventualmente iscritti alla massoneria.

A proposito dell’affermazione sull’inconciliabilità dei principi tuttavia si va ora da qualche parte obiettando che essenziale della massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun «principio», nel senso di una posizione filosofica o religiosa che sia vincolante per tutti i suoi aderenti, ma piuttosto di raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti.

La massoneria costituirebbe un elemento di coesione per tutti coloro che credono nell’Architetto dell’Universo e si sentono impegnati nei confronti di quegli orientamenti morali fondamentali che sono definiti ad esempio nel Decalogo; essa non allontanerebbe nessuno dalla sua religione, ma al contrario costituirebbe un incentivo ad aderirvi maggiormente.

In questa sede non possono essere discussi i molteplici problemi storici e filosofici che si nascondono in tali affermazioni. Che anche la Chiesa cattolica spinga nel senso di una collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, non è certamente necessario sottolinearlo dopo il Concilio Vaticano II. L’associarsi nella massoneria va tuttavia decisamente oltre questa legittima collaborazione e ha un significato ben più rilevante e determinante di questo.

Innanzi tutto si deve ricordare che la comunità dei «liberi muratori» e le sue obbligazioni morali si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo. La rigida disciplina dell’arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell’interazione di segni e di idee. Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote.

Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma, tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante.

In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle Logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile. Il valore di queste istituzionalizzazioni appare, quindi, inevitabilmente relativo, rispetto a questa verità più ampia, la quale si manifesta invece piuttosto nella comunità della buona volontà, cioè nella fraternità massonica.

Per un cristiano cattolico, tuttavia, non è possibile vivere la sua relazione con Dio in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria - sovraconfessionale e in una forma interna - cristiana. Egli non può coltivare relazioni di due specie con Dio, né esprimere il suo rapporto con il Creatore attraverso forme simboliche di due specie. Ciò sarebbe qualcosa di completamente diverso da quella collaborazione, che per lui è ovvia, con tutti coloro che sono impegnati nel compimento del bene, anche se a partire da principi diversi. D’altronde un cristiano cattolico non può nello stesso tempo partecipare alla piena comunione della fraternità cristiana e, d’altra parte, guardare al suo fratello cristiano, a partire dalla prospettiva massonica, come a un «profano».

Anche quando, come già si è detto, non vi fosse un’obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano, «al quale cara è la sua fede» (Leone XIII).

Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza a un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno.

La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale.

Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che la Iscrizione alle associazioni massoniche «rimane proibita dalla Chiesa» e i fedeli che vi si iscrivono «sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».

Con questa ultima espressione, la S. Congregazione indica ai fedeli che tale iscrizione costituisce obiettivamente un peccato grave e, precisando che gli aderenti a una associazione massonica non possono accedere alla Santa Comunione, essa vuole illuminare la coscienza dei fedeli su di una grave conseguenza che essi devono trarre dalla loro adesione a una loggia massonica.

La S. Congregazione dichiara infine che «non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche, con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito». A questo proposito il testo fa anche riferimento alla Dichiarazione del 17 febbraio 1981, la quale già riservava alla Sede Apostolica ogni pronunciamento sulla natura di queste associazioni che avesse implicato deroghe alla legge canonica allora in vigore (can. 2335).

Allo stesso modo il nuovo documento, emesso dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede nel novembre 1983, esprime identiche intenzioni di riserva relativamente a pronunciamenti che divergessero dal giudizio qui formulato sulla inconciliabilità dei principi della massoneria con la fede cattolica, sulla gravità dell’atto di iscriversi a una loggia e sulla conseguenza che ne deriva per l’accesso alla Santa Comunione. Questa disposizione indica che, malgrado la diversità che può sussistere fra le obbedienze massoniche, in particolare nel loro atteggiamento dichiarato verso la Chiesa, la Sede Apostolica vi riscontra alcuni principi comuni, che richiedono una medesima valutazione da parte di tutte le autorità ecclesiastiche.

Nel fare questa Dichiarazione, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede non ha inteso disconoscere gli sforzi compiuti da coloro che, con la debita autorizzazione di questo Dicastero, hanno cercato di stabilire un dialogo con rappresentanti della Massoneria. Ma, dal momento che vi era la possibilità che si diffondesse fra i fedeli l’errata opinione secondo cui ormai la adesione a una loggia massonica era lecita, essa ha ritenuto suo dovere far loro conoscere il pensiero autentico della Chiesa in proposito e metterli in guardia nei confronti di un’appartenenza incompatibile con la fede cattolica.

Solo Gesù Cristo è, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli.

Il link del sito vaticano è: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19850223_declaration-masonic_articolo_it.html , tenetelo a mente quando gente come Mastella e Berlusconi pretenderà di nuovo di insegnare al mondo il cattolicesimo...

martedì 2 ottobre 2007

TORNATO!

Eccomi di nuovo in linea... stamani è arrvato il mio nuovo portatile, un DELL Inspiron 1501, e finalmente anche io ho di nuovo un pc per navigare in Internet e farci un mare di cazzate :P Domattina ci installerò in via definitiva anche Linux (Kubuntu, per la precisione) anche se mi tengo comunque da parte Vista giusto per precauzione; onestamente, è stata più una rottura di palle stare senza computer per forza rispetto a quando in estate son stato un mese di mia volontà, ma comunque è acqua passata.

Ho scoperto con odio e disperazione d aver perso un sacco di roba nel crash del disco fisso del vecchio computer... tutte le mie foto, quelle dei miei amici, delle cene fatte insieme, delle vacanze, dei miei viaggi, tutto sparito, e confesso che mi son girate parecchio le palle (qualcuno invece avrà esultato, ma vabbè). Ma del resto son cose che succedono, è inutile piangerci sopra.

Sicuramente avrò piazzato qualche errore o qualche lettera mancante in questo intervento, devo ancora abituarmi alla nuova tastiera che a quanto pare ha bisogno di una pressione diversa rispetto alla vechia... diamo tempo al tempo :P

E riprendiamo anche la vecchia tradizione di chiudere con il testo di una canzone... Ecco il testo con la relativa traduzione di "Pictures Of You" dei Last Goodnight, dal loro album "Poison Kiss".

This is the clock upon the wall
This is the story of us all
This is the first sound of a newborn child,
Before he starts to crawl
This is the war that’s never won
This is a soldier and his gun
This is the mother waiting by the phone,
Praying for her son

Pictures of you, pictures of me
Hung upon your wall for the world to see
Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we used to be

There is a drug that cures it all
Blocked by the governmental wall
We are the scientists inside the lab,
Just waiting for the call
This earthquake weather has got me shaking inside
I'm high up and dry

Pictures of you, pictures of me
Hung upon your wall for the world to see
Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we used to be

Confess to me, every secret moment
Pictures Of You Lyrics on
Every stolen promise you believed
Confess to me, all that lies between us
All that lies between you and me

We are the boxers in the ring
We are the bells that never sing
There is a title we can't win no matter
How hard we might swing

Pictures of you, pictures of me
Hung upon your wall for the world to see
Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we could have been

Pictures of you, pictures of me
Hung upon your wall for the world to see
Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we could have been

We could have been
We could have been

Pictures of you, pictures of me
Remind us all of what we could have been

Could have been




Immagini di te


Questo è l'orologio appeso al muro
Questa è la storia di noi tutti
Questo è il primo suono emesso da un neonato
Prima che inizi a camminare carponi

Questa è la guerra che non è stata mai vinta
Questo è il soldato e la sua pistola
Questa è la madre che aspetta vicino il telefono
Pregando per suo figlio

Immagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tu, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che eravamo

C'è un farmaco che cura tutto
Bloccato dal muro governativo
Noi siamo gli scienziati dentro il laboratorio
Che aspettano solo la chiamata
Questo tempo da terremoto mi ha scosso dentro
Sono spiazzato

Immagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tu, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che eravamo

Confessami ogni momento segreto
Ogni promessa rubata in cui hai creduto

Confessami tutte quelle bugie tra di noi
Tutte le bugie tra te e me

Siamo i pugili nel ring
Siamo le campane che non suonano mai
C'è un titolo che non possiamo vincere
Non importa quanto duramente potremmo colpire

Immagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tu, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essere

Immagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tu, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essere

Che saremmo potuti essere
Che saremmo potuti essere

Immagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essere

Saremmo potuti essere