giovedì 22 maggio 2008

Cassazione: le coppie di fatto sono una vera famiglia

Battuta da poche ore dall'ADN Kronos una notizia di per sé piuttosto straordinaria:

Roma, 22 mag. - (Adnkronos/Ign) - Le coppie di fatto? Sono una vera e propria famiglia. A scendere in campo, ancora una volta, a tutela delle cosiddette coppie di fatto è la Corte di Cassazione sottolineando che anche chi convive instaura legami di ''reciproca assistenza e protezione'' al pari di una coppia sposata.

Stessi diritti, dunque, ma anche stessi doveri. Come dimostra la sentenza emessa dalla sesta sezione penale sul caso di un 45enne napoletano indagato per maltrattamenti in famiglia nei confronti della convivente, ''sottoposta per anni a continue violenze fisiche e morali''. L'uomo, Antonino B., si è rivolto alla Cassazione per contestare la sentenza del tribunale di Napoli che, nel settembre scorso, gli aveva inflitto la custodia cautelare. Il punto su cui si è basata la linea difensiva dell'uomo è stata la non sussistenza del reato: l'art. 572 c.p. punisce infatti i maltrattamenti in famiglia e Antonio ha sostenuto che Vincenza (la donna vittima di maltrattamenti) non era la moglie ma soltanto una ''semplice convivente''.

Discriminante che però non è stata accolta dalla Suprema Corte, la quale ha sottolineato che non c'è alcuna differenza tra sposi e conviventi in quanto anche le coppie di fatto sono una vera e propria famiglia. Inoltre, gli 'ermellini' hanno precisato che ''ai fini della configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia non assume alcun rilievo la circostanza che l'azione delittuosa sia commessa ai danni di persona convivente more uxorio'', in quanto il richiamo alla famiglia contenuto nell'art. 572 c.p. ''deve intendersi riferito ad ogni consorzio di persone tra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo, ricomprendendo questa nozione anche la 'famiglia di fatto'''.

Ciò che importa, insomma, è che si tratti ''di un rapporto tendenzialmente stabile, sia pure naturale e di fatto, instaurato fra due persone con legami di reciproca assistenza e protezione''.

mercoledì 21 maggio 2008

Con un buon aspirapolvere conquisterai il Paese

Dal Barbiere della Sera

Se doveste sequestrare un bimbo per i vostri turpi scopi, andreste a prelevarlo tra la folla di un centro commerciale cercando di sfilarlo alla mamma che fa la spesa?

Certo che no. A maggior ragione se foste veri professionisti del rapimento di bambini come la maligna tradizione popolare considera gli zingari.

Eppure, senza un battito di ciglia, senza il minimo dubbio, nei circuiti dell’informazione è in pieno fermento la notizia di due Rom arrestati a Catania per aver tentato di rapire una bambina dal carrello della spesa.

I i siti internet dei maggiori quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica) riportano la notizia tra i titoli di testa. Sul sito del Corsera, l’operaio morto schiacciato dai tubi nell’azienda Marcegaglia occupa l’ottavo posto mentre il decimo tocca a ventitré (proprio ventitre’) adolescenti che avrebbero violentato una quattordicenne (una). La storia dei due Rom è invece nel sommario del titolo di apertura.

Ce ne fosse uno che si è chiesto se la notizia poteva essere verosimile. Zero. Un normale esempio di come l’informazione possa reagire a determinati stimoli con riflessi di trionfante emotività e ignoranza. Una sorta di schiavitù (e non certo di rispetto) nei confronti del lettore.

Cosa infatti preferireste sentirvi dire? Che gli zingari rapiscono i bambini o che questa è una volgare credenza popolare senza fondamento? La versione della credenza popolare dura a morire è più faticosa da digerire, esige una qualche riflessione, impone domande critiche e dubbi, è, insomma terribilmente più fastidiosa. Meglio crederci.

Quando ci si accorge che questo meccanismo avanza a grandi passi anche nelle fonti di informazione più serie (lo scrivesse solo il Giornale di Mario Giordano o Libero uno se ne farebbe presto una ragione. Osservate oggi il titolo garantista scelto da Mario Giordano per la prima pagina: "Rom tenta di rapire bimba strappandola alla madre". Bisognerebbe regalare un buon avvocato ai due incarcerati) viene sul serio da chiedersi se non sia in atto una disegno programmato per seminare nel paese panico e indirizzare il disagio diffuso verso i sicuri canali del razzismo, dell’intolleranza nei confronti degli stranieri, insomma nei confronti degli untori.

Continuando così, tra poco i Rom e gli immigrati saranno colpevoli anche dell’aumento della bolletta della luce. Poi arriva Berlusconi e mette tutto a posto come un re taumaturgo.

Questo pericolosissimo cerino è stato acceso molto tempo fa e ora è rimasto solo un ultimo pezzetto di miccia da bruciare. E del resto, quando un partito a vocazione xenofoba che predica e organizza le ronde cittadine conquista il ministero dell’Interno, è anche abbastanza naturale che qualche zelante cittadino se la sbrighi da solo con le molotov aspettandosi perfino un ringraziamento.

E’ significativo che dell’assalto al campo nomadi di Ponticelli non sia emerso un solo responsabile. La polizia li sta cercando? Il ministro Maroni sta incalzando le forze dell’ordine affinché arrestino i bombaroli di Ponticelli? Onestamente non sembra.

Il problema degli insediamenti Rom, del loro modo di vivere, dei comportamenti spesso inaccettabili, della microcriminalità organizzata che alligna nei campi, è un problema antico e da sempre malgestito.

Ma anche qui, non è tollerabile pensare di mettere all’indice un intero popolo nutrendo feroci mitologie (il sequestro di bambini, specialità zingara) come fossero verità rivelate. Perché non radere al suolo Niscemi e tutti i suoi abitanti dopo l’orrendo assassinio della giovane Lorena da parte dei tre amichetti? Non sono forse i nisseni noti strangolatori di adolescenti?

L’irragionevolezza regna incontrastata perché la ragionevolezza fa perdere voti e consenso. Non c’è ragionevolezza che tenga quando si innescano i processi di condanna del capro espiatorio. Oggi (e non è la prima volta, i Rom sono la seconda etnia, dopo gli ebrei, sterminata nella Shoah) tocca ai Rom e agli immigrati.

Per esempio, applicare criteri di ragionevolezza alla proposta di introdurre il reato di ingresso clandestino è una scelta politicamente perdente, l’ennesima del partito democratico di Walter Veltroni.

Puoi anche sostenere con mille ottime ragioni che ne deriverebbe una situazione giudiziaria da manicomio, tale sarebbe in breve la quantità di immigrati da trascinare in ceppi nelle galere nostrane e che si tratta di un reato ingestibile. E che non è affatto verosimile che il reato penale di ingresso clandestino scoraggi decine di migliaia di affamati che premono dal Sud del mondo.

Ma un gesto repressivo quale che sia, a fronte di un diffuso panico anti Rom, e anti immigrati è ciò che serve per soddisfare gli appetiti correnti. E il governo lo mette sul tavolo.

Complicare con qualche domanda la percezione popolare di un fenomeno, qualunque fenomeno, rende antipatici, ti guardano come il solito precisino rompiballe, ti dicono che di questo buonismo che ostacola l’azione e la cultura del fare, non se ne può più e ti ripetono che le elezioni le hai perse proprio su questo e che continuerai a perderle.

E’ capitato a me qualche giorno fa, a cena sul mare a un tavolo della borghesia pescarese, al quale cercavo di spiegare che naturalmente è giusto mettere in galera i delinquenti ma non è che i romeni sono nati più delinquenti di noi.

Mi sono perfino permesso di ricordare che gli assalitori di Ponticelli sono ogni giorno immersi in un humus camorristico che uccide, spaccia e stupra, cosette forse più gravi dell'immigrazione clandestina. Mi hanno guardato come un intruso, un guastafeste.

Sono uno di sinistra e, per la mia infinitesima parte, ho perso le elezioni. Ogni giorno mi è più chiaro l’errore commesso in questi ultimi anni dalla sinistra nelle sue scelte di comunicazione. E’ il non aver capito in tempo che l’Italia è diventata una società con un passo solo.

In genere, nell’approccio con un fenomeno si compiono due passi. Il primo è la percezione del fenomeno medesimo: mi fermo al semaforo e c’è un lavavetri che mi rompe le palle.

Le rompe anche a me, uomo di sinistra, antropologicamente problematico. Poi si compie il secondo passo: “Sì questo lavavetri non lo sopporto, ma quello viene qui perché a casa sua muore di fame con tutta la famiglia e dunque il problema va un po’ oltre il mio fastidio”.

Ecco, questo secondo passo è scomparso da tempo dalla capacità o almeno dalla disponibilità di troppe menti.

E’ questa la mutazione avvenuta nel Paese? E’ rimasto però il fastidio e dunque la necessità di risolvere la questione, possibilmente passando l’aspirapolvere.

Trova uno in grado di vendere un buon aspirapolvere e il Paese sarà tuo.

Luigi Irdi

giovedì 15 maggio 2008

Rassegna Stampa: Verona e Pesaro, e la strana censura sulla Rai

Tramite la mailing-lst di Arcigay Padova ho ricevuto questo articolo sui fatti di Verona di qualche giorno fa; lo riporto anche qui, perché mi sembra piuttosto dettagliato e importante:

PER CAPIRE VERONA
di Elena Biagini

Verona, alla ribalta delle cronache per l'efferato omicidio di matrice fascista, è in questi giorni sotto il vaglio di giornalisti, sociologi, opinionisti in genere. Eppure si trascura di consultare le analisi di chi da anni denuncia il pericolo dell'estremismo nero scaligero, chi ne studia e approfondisce le articolazioni e le connivenze, cioè i vari settori dell'antagonismo antifascista: il Coordinamento laico antirazzista Cesar K e il Kollettivo Porkospino agli inizi degli anni 2000, e poi il circolo Pink, il Csoa La Chimica, i collettivi anarchici. La lotta antifascista ha in questi anni denunciato lucidamente come Verona sia divenuta una sorta di laboratorio dell'estremismo di destra.
Dagli anni Ottanta ad oggi, infatti, si è costruito e rafforzato quello che Emanuele Del Medico in All'estrema destra del padre. Tradizionalismo cattolico e destra radicale (La fiaccola 2004) definisce con chiarezza "il paradigma veronese": l'alleanza tra il filone neofascista e neonazista, quello leghista secessionista e quello integralista cattolico, alleanza coccolata da alcuni settori della destra istituzionale. A Verona, fin dal secondo dopoguerra, si era evidenziata una contiguità tra destra e gruppi tradizionalisti cattolici che oggi sono presenti nel capoluogo scaligero con molte sigle tra cui Civitas Christiana, Sacrum Imperium, Famiglia e Civiltà, Principe Eugenio, attive da ormai circa venti anni. L'ideologia di questi gruppi è abbastanza omogenea: si richiamano ad una "ortodossia" cattolica preconciliare, di colore lefreviano, che li ha portati a non abbandonare mai la messa in latino, celebrata settimanalmente nella chiesetta di Santa Toscana, anche quando questo non era più previsto nel rito cattolico e, spesso, anche contro il volere della curia. Lo scorso anno Ratzinger, con il Motu proprio Summorum pontificum , a quarantacinque anni dal Concilio Vaticano II che aveva cancellato la messa in latino di Pio V, la cui celebrazione era in vigore da quattro secoli, ha riammesso il rito tridentino. Per l'occas0ione la stampa ha molto parlato di un possibile riavvicinamento alla chiesa cattolica dei seguaci dell'ormai defunto Marcel Lefèbvre, che proprio in opposizione alla cancellazione del rito di Pio V aveva spinto il conflitto con Roma fino alla scomunica e allo scisma, meno ha parlato del rafforzamento politico che ha rappresentato per le piccole "avanguardie nere" in seno alla chiesa, veronesi in testa.
Sinti, migranti, omosessuali sono i capi espiatori condivisi da tradizionalisti, leghisti, neofascisti, anzi l'opposizione alle libertà di gay, lesbiche e trans per molti anni ha costituito non solo l'idolo polemico degli integralisti scaligeri ma anche il trait d'union più visibile con le altre destre. Nel 2001, Palmarino Zoccadelli, presidente di Famiglia e Civiltà - e al tempo sindacalista Cisl -partecipa alla manifestazione indetta da Forza Nuova contro il pride cittadino e dal palco sottolinea l'importanza che i due gruppi si uniscano per «contrastare queste manifestazioni».
Più in generale i gruppi tradizionalisti proclamano parole d'ordine antimoderniste, antiegualitariste, agguerrite contro il relativismo, il femminismo, il "meticciamento" etnico, quindi l'immigrazione, islamica in particolare, costruendo confluenze sempre più forti anche con la Lega Nord che dall'inizio degli anni 90, passa dalla tutela, un po' folkloristica delle minoranze regionali, alla «rivendicazione di un primato comunitario che si chiude sempre più verso l'esterno, assumendo i dettami ideologici del "differenzialismo"» (Caldiron, La destra plurale ). Parole d'ordine "antimondialiste" vengono così assunte all'unisono da tradizionalisti, leghisti e, ovviamente, dalle destre neofasciste. Si inizia a costruire il mito identitario dell'Occidente cristiano contro l'"invasione musulmana". Alla fine degli anni 90 la Padania dà spazio al teorico della nuova destra francese Alain de Benoist, fautore di un razzismo differenzialista che «ha la sua traduzione becera nello slogan di Bossi "Ognuno padrone a casa sua"».
Come scrive Del Medico, le organizzazioni tradizionaliste «possono venir definite aggregazioni "TPF assimilabili"», cioè vicine politicamente, se non addirittura legate, secondo un'ipotesi non confermata dalle stesse, alla "teologia della proprietà", cioè al movimento di estrema destra "Tradizione Famiglia e Proprietà" che, fondato da Correa de Oliveira negli anni 60 in Brasile e poi diffusosi in altri paesi, tenta di instaurare la "controrivoluzione" antimodernista attraverso violente campagne di controinformazione e la creazione di disordini politici e sociali. Tradizione Famiglia e Proprietà basa la propria azione politica sui principi chiariti dal suo guru in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (1959): restaurazione dei valori e della civiltà cristiani, tra i quali in particolare il principio di autorità contro l'ugualitarismo, considerato prodotto dell'orgoglio umano, mentre le disuguaglianze sono «giuste e conformi all'ordine dell'universo». Nel 2004 Roberto De Mattei, storico dirigente di Alleanza Cattolica, organizzazione che si definisce "consorella" di Tradizione Famiglia e Proeprietà e fondatore del Centro Lepanto, alter ego romano delle organizzazioni veronesi, viene nominato da Gianfranco Fini commissario del Cnr e poi vice-presidente.
Con la giunta Sironi (Alleanza nazionale, Lega, Forza Italia, Ccd), nel 1994, vengono eletti insieme all'attuale sindaco Tosi allora al primo mandato, quattro consiglieri filo-tradizionalisti che iniziano il processo di legittimazione istituzionale dei gruppi integralisti che, nel 1997, hanno i primi finanziamenti pubblici, attraverso la Consulta comunale della famiglia, proprio per l'attuazione della quale si era aperto a Verona un violento dibattito che aveva portato nel luglio 1995 all'approvazione di una "mozione sulla famiglia" volta a respingere la risoluzione del Parlamento europeo per la parità di trattamento delle persone ad orientamento omosessuale: l'omosessualità è "contro natura", sanciva il Consiglio comunale veronese.
Negli undici anni che ci separano dal 1997, le istituzioni veronesi hanno continuato a legittimare e fiancheggiare le organizzazioni e gli eventi che si richiamano alla tradizione (bianca e cattolica) e che diffondono propaganda violenta appoggiandosi al ventre molle dell'opulenza veneta: lotta all'immigrazione, al "vizio" omosessuale, ai comunisti. Momento fondante di questa alleanza tradizionalista è la celebrazione delle Pasque Veronesi, promossa dai gruppi neri, verdi e integralisti, che ricorda la sommossa antigiacobina che, nel 1797, accolse le truppe napoleoniche al grido di «Viva San Marco». Le Pasque Veronesi, istituite nel 1997, celebrano, nell'intento di chi le organizza, la difesa dell'identità cattolica contro l'ateismo, il razionalismo e l'illuminismo. Una rappresentazione in costume, con servizio d'ordine più o meno visibile di camice verdi e nere, teste rasate e denari pubblici.
Come denari pubblici sono stati investiti, per citare solo casi eclatanti, nella messa riparatrice anti world pride del 2000, inserita nella manifestazione "Difendiamo i valori della nostra tradizione" che ricevette, tra gli altri, il patrocinio da parte dell'allora segretario provinciale della Lega, oggi supersindaco da 61% al primo turno, Flavio Tosi; come è stata finanziata dal Comune la fiera dell'editoria nera nel 2002, dove, accanto a case editrici quali AR di Franco Freda o Akropolis, si trovano quelle dell'oltranzismo cattolico. Soldi pubblici hanno contribuito anche all'organizzazione del convegno che, nel 2001, si prefiggeva l'obiettivo di colpire la "magistratura rossa" di Guido Papalia, rea dell'utilizzo della legge Mancino, convegno che ottenne il patrocinio della giunta regionale di Galan grazie all'interessamento di Miglioranzi, ex Fronte Veneto Skinheads, leader di Fiamma Tricolore, componente della banda nazirock Gesta Bellica, oggi capogruppo della lista Tosi in consiglio comunale.
L'estremismo fascista diffuso e attivo sul territorio veronese, come abbiamo purtroppo visto in questi giorni, ha connotazioni precise, costruite con la convergenza dell'integralismo cattolico, di settori della Lega e delle più recenti Fiamma Tricolore e Forza Nuova. Il tentativo di questa convergenza, pesantemente presente nelle istituzioni, è quello di instaurare un nuovo e utopico ordine sociale bianco, eterosessuale, cattolico, per il quale le diversità sono ritenute "pericolose"; intanto i "diversi" qualcuno, nel lindo centro cittadino, li spranga.
Queste presenze sul territorio veronese, diffuse e legittimate, hanno costruito un clima in cui la denigrazione e l'aggressione verbale di ogni diversità, la violenza, la sopraffazione sono divenute normali, il fascismo, organizzato o anche solo agito, è divenuto normale, le "ronde" violente anche, almeno fin quando è stato barbaramente ucciso un ragazzo.

E a seguire una notizia taciuta (ovviamente) dai telegiornali ma riportata dal Corriere della Sera di oggi:
PESARO -- Non accettava che la figlia sedicenne si fosse innamorata di una ragazza di 18 anni, e, al culmine di un litigio, le ha sferrato una coltellata all'addome con un coltello da cucina, per fortuna colpendo la fibbia della cintura che la figlia indossava. Il fatto è accaduto nel circondario di Pesaro, in una famiglia come tante: padre contabile in un'azienda, madre casalinga, e tre figli studenti. La sedicenne aveva confessato ai suoi di nutrire una passione amorosa per una giovane conosciuta da poco. Padre e madre erano rimasti choccati dalla rivelazione, e avevano tentato in tutti i modi di fare in modo che la figlia troncasse la relazione. Qualche giorno fa (ma la notizia è stata resa nota solo oggi), all'ora di pranzo, l'ennesima discussione fra madre e figlia. In preda ad una sorta di raptus la donna ha afferrato una lama e si è scagliata contro la ragazza, che solo per un caso non è rimasta ferita. Il padre si trovava in un'altra stanza e a chiamare il 113 è stata la sedicenne: «Venite - ha gridato all'operatore - mia madre sta andando fuori di testa...mi vuole ammazzare». Una 'volante' è accorsa sul posto, e a conclusione delle indagini, coordinate dal dirigente della Squadra mobile Andrea Massimo Zeloni, per la madre è scattata una denuncia per tentate lesioni aggravate. Della vicenda sono stati informati sia la procura della Repubblica di Pesaro sia la procura dei minori di Ancona. La polizia ha poi spiegato che i tre figli della casalinga e dell'impiegato avevano avuto qualche problema di rapporti con i genitori, e che la loro situazione era già monitorata dai Servizi sociali.

E per chiudere, riporto quello che ha scritto oggi sul suo blog Antonio di Pietro riguardo alla censura velocissima operata ai danni di AnnoZero e Travaglio, mentre assassini del giornalismo come Facci e Belpietro sono ancora indisturbati a raccontare cazzate (l'ultima ieri mattina, a R101 Belpietro ha avuto il coraggio di dire che non esiste nessuna prova dei danni provocati dalle emissioni elettromagnetiche, roba che nemmeno uno studente di prima superiore potrebbe dire senza beccarsi qualche insulto):

Contro Travaglio ed Anno Zero si manovra per non disturbare il manovratore. L’istruttoria avviata dall’ Agcom quanto mai tempestiva è solo l’ultimo tentativo per fermare chi ha ancora il coraggio di raccontare i fatti anche se sgraditi alla casta dei politici. Insomma verrebbe da dire: colpirne uno per addormentare la coscienza critica di cento.

Ancora non è chiaro quali sarebbero i capi d’imputazione per Travaglio visto che ha solo raccontato fatti già noti e per i quali non si era levata alcuna indignazione. Episodi su cui molti cittadini, grazie all’informazione che hanno ricevuto, possono ora farsi un’opinione e giudicare liberamente.

L’Autority delle comunicazioni farebbe bene a spiegare come mai solo in questa occasione ha così prontamente e mirabilmente vigilato, mentre in tante altre occasioni è parsa “disattenta” tanto che a vigilare ci hanno dovuto pensare altri.

Alla prossima.

giovedì 8 maggio 2008

Stagioni

Inauguriamo anche il mese di maggio di questo piccolo spazio dedicato al cazzeggio... contrariamente alle promesse fatte, non ho fotografie da mettere del ponte del 25 aprile passato con Diego, o meglio le avrei ma ci tiene a conservare almeno sul web una certa privacy sul suo paesello. Però vi assicuro che la valle del Tramazzo è davvero piena zeppa di angoli bellissimi, perfetta per passare qualche giorno in mezzo alla natura senza allontanarsi troppo dalla civiltà.

Novità in vista tra qualche mese, la ditta in cui lavoro sta progettando di aprire uno stabilimento in Canada e affidare a me il compito di supervisore, quindi se tutto il progetto andrà in porto potrei iniziare il 2009 a Montreal anziché in Italia. Onestamente non potrei chiedere di meglio, è vero che trasferirmi porta anche una buona dose di paure, a partire dalla lingua e dalla cultura piuttosto diverse, ma in fondo è una sfida che merita di essere raccolta... e poi beh, in Canada anche i gay possono sposarsi, sicuramente avrei molti diritti civili in più di quelli ottenibili qui in Italia :p Penso e spero che Diego vorrà seguirmi in questa avventura, lui potrebbe frequentare l'università lì come a quanto sembra fanno in parecchi... in fondo, l'inglese già lo conosce, e a Montreal la comunità italiana è parecchio numerosa (ci sono, in tutto il Canada, ben 10 quotidiani in lingua italiana, giusto per dare l'idea), quindi anche ambientarsi non dovrebbe essere così difficile. Vedremo come andranno le cose, siamo ancora allo stadio informativo...

Dopo un po' di tempo riprendo l'abitudine di inserire una canzone alla fine dei miei post; stavolta tocca ad una canzone che fa parte del musical "Rent", ovvero "Stagioni d'amore" (ma su Youtube con "Seasons of love" trovate anche tutte le altre versioni possibili). Se non la conoscevate, vi regalo un altro piccolo gioiello:



Non è in minuti o secondi, in ore o momenti
che tu potrai misurare un anno cosi
In ore giorni o minuti il tempo non conta
Come misuri tanta nostalgia?
In albe, tramonti, in notti di caffeina
in liti, risate cose che fai...ma
tu non potrai misurare un anno di vita...sai
non c'è tempo e lo capirai
Solo l'a...more Solo l'a...more
Solo l'a...more può misurar
Stagioni d'amore
Stagioni d'amore
Non puoi scandire i rintocchi delle emozioni
E misurare un momento nella fantasia
In ore, giorni, minuti il tempo non conta Come potrai misurare che cosa siamo noi
Nei sogni di lei e nei pianti di lui
Nei mille chissà
E di che ne sarà
E questo è il momento per cantare insieme a noi e
Celebrare un anno di vita con gli amici tuoi
Pensa in a...more pensa in a...more
pensa in a...more pensa in amor..
Stagioni d'amore
Stagioni d'amore...