martedì 19 novembre 2013

Un bacio alla Sardegna, ma pensiamo alla prossima emergenza

Una tragedia ha colpito la Sardegna. Un'angolo di terra bello, stupendo, come alla fine è stupendo tutto il nostro paese e il nostro continente, una bellezza che invece di coltivare facciamo a gara a distruggere, e sempre più spesso ci riusciamo. E sembra forse brutto, forse cinico e insensibile, in un momento come questo, pensare già al dopo, alla prossima emergenza, come se fosse davvero possibile che non ci sia una prossima emergenza. E visto che non sono un esperto di geologia o di idraulica, ma qualcosa di mass-media e comunicazione ho imparato in tanti anni, è di questo che parlo.
E' adesso che dovremmo parlare del fatto che quando c'è un'emergenza come alluvione o terremoto la gente non guarda la tv, perché va via la corrente o perché esce di casa, ma ascolta la radio che è comunque l'unico mass-media fruibile con apparecchi piccoli, che costano nulla e sono autonomi da elettricità o reti telefoniche che gli eventi naturali mettono ko per primi (visto che grazie alle AM puoi coprire le zone disastrate con antenne situate anche a 100 o 200 km. di distanza dall'evento). Ma nessuno, nemmeno le radio stesse, mettono in evidenza questo particolare; nel contratto di servizio con cui paga alla Rai milioni di euro il governo la radio nemmeno la cita; la protezione civile non ci pensa nemmeno da lontano a farlo presente al governo da cui dipende (le telecamere di Sky o del Tg1 fanno più popolarità del microfono di RadioToscana), e a ogni disastro noi cittadini povere bestie ci troviamo aggrappati alla speranza che qualche radio locale o privata abbia la voglia di diventare un gigante e dare un servizio pubblico. Ma non si può vivere di speranze, non per queste cose.

martedì 8 ottobre 2013

[Riflessione] I gay cattolici ringraziano il Papa... ma di che?

Stamattina una delle notizie dei quotidiani riguarda la risposta del Papa a una lettera scrittagli da un gruppo di omosessuali cattolici di Firenze (che conosco, avendo fatto parte seppur per pochissimo tempo di quel gruppo), in cui il papa addirittura saluta benedicendoli; l'articolo è qui: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/10/08/news/papa_lo_stupore_dei_gay_cattolici_ha_risposto_alla_nostra_lettera-68122628/ .
E quello che mi meraviglia è il leggere lo "stupore" davanti alle parole del papa riguardo agli omoessuali dette negli ultimi mesi; ricorda Repubblica di oggi: " "Chi sono io per giudicare i gay?" detto in aereo di ritorno da Rio de Janeiro, e poi le dirompenti parole a Civiltà Cattolica: "Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l'esistenza con affetto, o la respinge condannandola? Bisogna sempre considerare la persona" ".
Mi meraviglia perché in primis non sono parole che si allontanano da quello che già nel lontano 1992-1997 scriveva il Catechismo della Chiesa Cattolica:
 2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
 ovvero va bene essere omosessuali, basta che tale tendenza rimanga solo platonica e non si esprima in alcun modo. Il che a me sembra quantomai frustrante, ma tant'è.


In secondo luogo, perché a fronte di tante belle parole il buon Francesco non ha trovato un secondo per eliminare il divieto agli omosessuali di entrare in seminario e diventare così sacerdoti (per i quali, dovendo vivere nella castità, l'orientamento sessuale non dovrebbe avere alcuna rilevanza), questa sì una discriminazione stabilita da Benedetto XVI che contrasta con la stessa dottrina ecclesiale.

In terzo luogo, perché gli attacchi sempre più violenti della Chiesa cattolica negli ultimi anni sono stati rivolti non contro l'omosessualità in sé quanto verso il riconoscimento da parte dei vari stati delle unioni civili degli omosessuali; unioni civili omosessuali che lo stesso Bergoglio definì "invidia del demonio" e che definì la battaglia contro il disegno di legge una "guerra di Dio" (la lettera inviata ad alcuni monasteri argentini è qui: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-matrimoni-gay-linvidia-del-demonio--6017.htm e quella fatta leggere in tutte le chiese argentine è qui: http://ascoltarepapafrancesco.blogspot.it/2013/03/card-jorge-bergoglio-messaggio-sui.html ).

Dunque, io non vedo sinceramente nulla di cui ringraziare papa Francesco. Perché in concreto nulla ha fatto per evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione, né nulla di nuovo ha detto riguardo alla lotta per i diritti civili che gli omosessuali portano avanti nel mondo. Quando lo farà, sarò il primo ad esserne felice; ma finora, sinceramente, non ho niente di cui ringraziarlo o che lo differenzi in maniera sostanziale (comunicativamente è un secolo avanti ai suoi predecessori) da quanto sentito finora.

E soprattutto, dubito che sarà proprio lui il Papa che finalmente libererà la Chiesa cattolica dalla falsa interpretazione del racconto biblico di Sodoma e Gomorra, che non parla di omosessualità ma di accoglienza, e che trovate riassunto in breve in questo articolo (link: http://www.chiesabattistadimilano.it/testi/studi-biblici/200-il-peccato-di-sodoma-e-gomorra ) che per comodità vi riporto:
Vi invito a riflettere stasera su questo tema molto dibattuto. Per molti il peccato di Sodoma è senza dubbio l'omosessualità (la depravazione, la ricerca di carne heteras "stranea" – aliena- altra di Giuda 7 ), per cui hanno meritato la punizione del fuoco che "anticipa l'inferno". Ma le cose stanno così? Sarebbe questo il peccato di Sodoma? Tutta l'evidenza esegetica appunta verso un'altra direzione, il peccato di Sodoma era un altro tipo di peccato, quale?
Ma attenzione, prima di tutto, noi che viviamo nel XXI secolo stiamo parlando lo stesso linguaggio della Bibbia e diamo lo stesso significato alle parole? Occorre leggere tutti i testi almeno dieci volte prima di azzardare un'interpretazione pretendendo di essere la bocca di Dio, illuminati interiormente (ma molti di quelli che questo affermano in realtà sono nelle tenebre dell'odio talvolta inconscio), la luce interiore di Dio è lo Spirito Santo che ci guida alla verità che consiste nell'amare Dio e il prossimo, tutto il resto è nebbia, opacità, pretesa di giustizia, fariseismo camuffato da pietà o semplicemente "pia" ignoranza la più micidiale perché ostinata e non si lascia interrogare almeno da qualche piccolo dubbio.
1. Tutto dipende dal significato di un verbo yada "conoscere". Si usa in tutto l'AT 943 volte. In 933 occasioni significa "conoscere" da un punto di vista intellettuale o personale (conosco la tale persone nel senso che so chi sia). Soltanto 10 volte (ripeto 10 su 943) può avere un connotato sessuale sempre riferito a relazioni uomo-donna. La domanda sorge spontanea:
Perché l'autore ebreo non ha utilizzato il verbo shakbah che non è ambiguo e si usa centinaia di volte nella Bibbia ebraica?
La regola esegetica vuole che il significato più evidente di una parola sia quello che prevale, se si vuole far valere un significato improbabile occorre provarlo senza lasciare ombra di dubbio. Non è il caso qui, dunque l'evidenza linguistica è contro l'interpretazione che dice "volevano avere una relazione omosessuale con i visitatori notturni di Lot". Se volevano commettere uno stupro, una violenza di gruppo, sarebbe questa la malvagità condannata, e non la condizione degli abitanti di Sodoma, sarebbe molto improbabile che tutti fossero degli omosessuali senza eccezione. Normalmente lo stupro collettivo del soldato sconfitto, della spia nemica, era pratica comune in quel tempo, l'idea era quella di diminuire per sempre la mascolinità dello sconfitto perché ricadesse in una sorta di condizione di inferiorità (era trattato come "se fosse" una donna) poiché diventava schiavo.
Allora qual è il peccato di Sodoma?
Vediamo alcuni dei testi nell'AT dove si faceva riferimento a Sodoma e al suo peccato magari per imprecare contro gli ebrei di allora:
Isaia 1,10-17. Qui i principi d'Israele sono chiamati Principi di Sodoma, quale era il loro peccato che provoca l'accostamento? Fra tutti i peccati elencati non vi è traccia dell'omosessualità.
Isaia 3,9-11. Si tratta di una denuncia dell'empietà del falso culto simile all'idolatria.
Geremia 23,14. I falsi profeti che rafforzano i malvagi sono simili a quelli abitanti di Sodoma.
Ezechiele 16,49. La superbia, sono sazi di pane, ecc.
Questi esempi mostrano che quello che si condanna, e che dunque sarebbe il peccato di Sodoma e che collegava loro con gli abitanti di Sodoma, erano l'oppressione dello straniero, del povero, del debole, dell'indifeso, la violenza di gruppo (caso mai) e questa era pratica comune (lo stupro del soldato vinto, dello schiavo per riaffermare il dominio e la loro condizione non più "umana" nel senso di uomo vero, ricordiamo che il significato di servo era "scampato" o risparmiato alla morte per cui erano considerati dei morti in vita).
Qualche domanda ai soloni della vendetta divina contro i peccatori: come mai sono puniti anche i bambini e le donne di Sodoma (e di Gomorra)? Per quello che ci è dato sapere dal testo non avevano partecipato al tentativo di stupro degli angeli. Ma soprattutto, se leggiamo Genesi 18, non aveva già deciso Dio di distruggere Sodoma e gli angeli erano lì semplicemente per avvertire Lot e la sua famiglia? Ci fermiamo qui ma ci sarebbero molte altre domande.
Come interpreta Gesù il peccato di Sodoma?
Attenzione a questi testi interessanti, lasciamo da parte Luca:
Matteo 10,15 e Marco 6,11. Il castigo di Sodoma sarà mite in confronto alla punizione dei villaggi, attenzione ora: che non vi hanno accolto e che non hanno ricevuto il vostro messaggio.
Gesù dunque si allinea con un'antica tradizione rabbinica che interpretava il peccato di Sodoma come L'INOSPITALITA', il non ricevere gli stranieri, il non accogliere i minimi, gli stranieri.
Curioso: Notate come si ribalta la frittata: non accogliere il fratello e la sorella che viene nel nome di Gesù sarebbe il peccato di Sodoma (niente male come conclusione).
"Tutta la legge e i profeti (i 613 precetti che includono tutti i divieti sessuali del Levitico) si adempiono in un solo comandamento: amare Dio al di sopra di ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso". Praticare l'omofobia che è l'odio verso il diverso significa peccare contro i 613 precetti della Torah, e pertanto comporta tutte le condanne per abominio.
Gesù trasforma tutti i divieti in una forma positiva di azione dominata dall'amore, chi è fuori dall'amore verso l'altro è anche fuori dall'amore verso Dio.
Nel messaggio dell'amore di Cristo colpisce la parola "chiunque" e questo include tutti nell'amore di Dio, colpisce invece negativamente l'esclusione di alcuni, e questi dunque non sono oggetto dell'amore divino?