mercoledì 26 maggio 2010

Pedofilia: una moda o una scusa per una caccia alle streghe?

E' di ieri la notizia dell'arresto per pedofilia di uno dei sacerdoti impegnati nel "sostegno" alla "causa" omosessuale, don Pezzini di Lodi (l'articolo qui: http://gaymagazine.it/2010/05/25/don-pezzini-in-carcere/ ). Arresto che, colpendo un sacerdote molto impegnato su un fronte che notoriamente mette in crisi la chiesa Cattolica (la quale gli omosessuali, giova ricordarlo, sulla carta non li discrimina ma nei fatti se potesse li brucerebbe), ha suscitato un po' di preoccupazione.

E ha riportato alla mente la storia di un'altra caccia alle streghe, che vi riporto nel riassunto Enrico Oliari:

Xy è un insegnante di matematica di 27 anni. Improvvisamente, una domenica mattina alle 5 , qualcuno suona alla porta di casa della famiglia (con la quale abita) e all'urlo di "Aprite, pompieri", entra la polizia e lo arresta in seguito ad un'inchiesta sulla pedofilia.
Immaginatevi la scena, la perquisizione, la polizia... lo portano via a sirene spiegate (in piena mattina, di domenica) e lo conducono in carcere: un ragazzo che all'epoca dei fatti aveva 16 anni MENO 3 GIORNI lo ha accusato di aver avuto rapporti sessuali con lui, mentre era a casa sua per una lezione di matematica.
La legge è chiara: l'età del conseso è di 14 anni, 16 se il ragazzo è affidato a te in quanto tutore (insegnante, prete ecc.) e così il capo di imputazione è violenza sessuale. Il ragazzo, che dichiarerà di non aver mai avuto rapporti omosessuali e di non essere gay (salvo poi oggi risultare iscritto alla principale associazione gay italiana, di frequentare le saune e che comunque chattava da lungo tempo con Xy non per parlare di pesca o di cucina), si recava da Xy per amicizia, ci scappava anche il rapporto sessuale e, in un'occasione, gli aveva chiesto aiuto nel risolvere un compito di matematica.
Xy in poco più di due anni viene sbattuto (già il giorno dopo!) in prima pagina come il mostro-pedofilo e la sua immagine gira anche sui telegiornali nazionali, in particolare su Studio Aperto. I blog lo additano come mostro, chi invoca per lui la castrazione chimica, chi quella non chimmica. Vieneportato in carcere, dapprima per 2 mesi in isolamento dove all'inizio non ha neppure il dentifricio (sputa sangue) e le lenzuola (stiamo parlando di un carcere del nord Italia del 2007), non ha nulla, non ha contatti, ha un'ora al giorno di "aria".
Poi viene trasferito in una cella comune con altre 7 persone, dove viene picchiato e violentato (in carcere certe colpe non vengono perdonate) e persino un secondino di 24 anni, al quale aveva chiesto aiuto per la violenza sessuale subita, lo pesta al punto da ridurlo all'infermeria. L'unica persona che vede, oltre all'avvocato ed ai genitori affranti, è un prete che si è dato la fama di aiutare i carcerati, salvo il fatto di concentrarsi solo ed esclusivamente su determinati casi "mediatici". A Xy chiede soldi per interessarsi del suo caso e per aiutarlo ad uscire, somma che il professore di matematica non ha: Xy rimane in carcere.
Dopo 6 mesi (quindi siamo a un totale di 8) gli viene concesso di andare a casa in attesa del processo: ha perso parecchi chili, i capelli gli stanno diventando grigi, di notte si sveglia fra gli incubi, è seguito da uno psicologo. Viene messo in una comunità per ex carcerati, gestita da preti (camera + vitto, circa 600 euro al mese), dove i sacerdoti gli fanno pesare continuamente il fatto di essere gay. Tra l'altro gli propongono fino all'inverosimile un corso di cucina per essere un domani reinserito nella società (ad un professore di matematica!): il corso è finanziato con il Fondo sociale europeo e qualcuno quei soldi se li deve intascare.
La famiglia risarcisce la parte civile, ha un avvocato: la cifra da pagare è immensa, si fanno debiti. Me lo presenta un altro sacerdote, mio insegnante di latino e greco al liceo, perchè Xy abbia qualcuno con cui parlare. Mi racconta come, a distanza di due anni, ancora si sveglia con le mani protese nel vuoto a cercare la brandina superiore del letto a castello.
Vita distrutta, non ha più niente, gli amici gli hanno girato le spalle, molti parenti pure. Si adatta con qualche lavoretto, ha sempre paura che qualcuno lo possa riconoscere.
Poi arriva il giorno del primo processo: Xy viene assolto a formula piena, con la sentenza che dice che se la presunta vittima, invece che maschio fosse stata femmina, ci si sarebbe limitati giusto ad un pettegolezzo. Alla Procura della Repubblica l'assoluzione non piace: hanno fatto tanto per Xy ed uno smacco simile mette tutti alla berlina. Ricorre quindi in Appello ed ancora per Xy l'incubo dell'attesa. Il processo è recente, per la metà di maggio (circa 10 giorni fa, per intenderci): la sentenza di primo grado è confermata in toto: Xy è innocente. I giornali quasi non ne parlano. Gli chiedo di fare rivalsa, di recuperare i suoi soldi, di distruggere chi gli ha rovinato la vita, di pretendere il risarcimento per l'ingiusta detenzione. Mi dice che vuol solo riacquistare la sua serenità, mi chiede di aiutarlo a far sparire dai blog (Notiziegay.it ed altri) la sua storia: vuole solo riprendere ad insegnare matematica.

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