martedì 19 febbraio 2008

Ritornano i roghi, preparate le armature!

E dire che c’è stato chi non ha voluto inserire la norma antiomofobia nel pacchetto sicurezza. Ma questo, ormai, è il passato; è storia antica. E’ storia di una maggioranza che non c’è più. Ma se le legislature passano, le violenze contro gli omosessuali restano, si moltiplicano.
L’ultima è di ieri notte. Il “Coming Out” ha preso fuoco, l’entrata del locale per lesbiche, gay, bisex e trans a due passi del Colosseo è ridotta a un ammasso di cenere. Autocombustione? In molti fino alla tarda mattinata di ieri hanno sperato che l’incendio fosse accidentale. Nessuno voleva credere che in pieno centro storico della capitale potesse accadere una cosa del genere. Poi è arrivata la perizia dei pompieri a fugare ogni dubbio: nessuna casualità, nessun corto circuito. Qualcuno ha cosparso di benzina la porta di ingresso del locale, ne ha versato una buona parte nel buco delle lettere e ha innescato la scintilla. Le vetrate sono esplose e l’entrata si è carbonizzata.
Gli attentatori hanno scelto bene il loro obiettivo. Il “Coming Out” è più di un semplice locale Glbtq, è il simbolo della Roma plurale, è un ponte aperto verso la città. Una prova? Pochi anni dopo la sua apertura, nell’estate del 2000, la strada che ospita il locale si è integralmente “convertita”, trasformandosi nella prima “GayStreet” romana.
Preoccupati, preoccupatissimi i rappresentati delle associazioni omosessuali. Su tutti Aurelio Mancuso. Il presidente di Arcigay denuncia il clima di crescente intimidazione contro gli omosessuali e chiede un “mea culpa” anche al centrosinistra colpevole di aver sottovalutato l’omofobia a causa delle «interdizioni vaticane». Pronta la reazione di Fausto Bertinotti che parla di «vile attentato intimidatorio». Annalisa Scarnera, una delle titolari del locale, è ancora sotto choc. Lo sconforto ha preso il posto della rabbia e descrive una situazione per molti aspetti di isolamento, di assedio: «Viviamo un momento storico davvero difficile. Questo attentato è la goccia che fa traboccare un vaso già colmo. Pensiamo a come siano spariti nel nulla i temi dei diritti dei gay». Già in passato il “Coming Out” aveva subito minacce e intimidazioni. L’ultima l’estate scorsa quando la via intorno al locale venne tappezzata da manifesti con su scritto “Via i gay da San Giovanni”. «Eppure - continua Annalisa - nessuno immaginava che quelle minacce prendessero una piega così violenta».
Tante, in ogni caso, le dichiarazioni di solidarietà che arrivano dal mondo politico. Dalla Sinistra, che per voce del Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha inviato ai gestori del “Coming out” un messaggio nel quale esprime la «più sincera solidarietà a fronte del vile atto intimidatorio di cui è stato fatto segno il locale da loro animato, insieme ad un sincero augurio per il prosieguo della loro attività per l’affermazione di una cultura dell’uguaglianza, della non discriminazione e dei diritti»; al segretario romano di rifondazione, Massimiliano Smeriglio parla di clima di «intolleranza», di fatti gravi e preoccupanti, «un campanello d’allarme inquietante per la città di Roma, che negli ultimi tempi continua a essere protagonista indolente di azioni di intolleranza e di aggressioni a militanti della Sinistre e agli omosessuali».
E sì perchè l’incendio al “coming out” non è l’unico episodio di violenza registrato in queste ore a Roma. Sempre ieri un giovane studente dei collettivi romani e attivista dell’Horus occupato di Piazza Sempione è stato brutalmente picchiato. Adriana Spera, capogruppo del Prc al Comune registra «l’ennesimo agguato che poteva trasformarsi di nuovo in una tragedia».
In tutto questo, per dare risposta alle violenze di queste ore, Arcigay invita a partecipare al sit-in di venerdì 22 febbraio alle 22.30, presso la Gay Street (via di San Giovanni in Laterano), contro l’omofobia; e l’associazionismo antifascista chiede di dedicare la ricorrente manifestazione di commemorazione per l’uccisione di Valerio Verbano, a Simone, al ragazzo aggredito ieri. «Simone questa mattina è tornato al Policlinico Umberto I per farsi controllare perché non sta bene - dice Valerio dell’Horus Occupato - lo hanno aggredito due neofascisti appartenenti alla Fiamma Tricolore. Siamo molto chiari nel fare nomi e cognomi, perché è chiara la matrice fascista di questa aggressione».

Davide Varì per Liberazione, 19 febbraio 2008

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